martedì 4 settembre 2012

Report Live: A Perfect Day Festival, Giorno 3.

Quando, a qualche minuto dalla mezzanotte, i Sigur Ròs suonano le prime note di Popplagiò chiudo gli occhi per un attimo e mi rilasso completamente.

Il mal di schiena si prende un pausa, sapendo che mancano undici o dodici minuti prima del ricominciare a poter assumere posizioni diverse dallo stare in piedi in direzione palco.
Dietro le mura del Castello di Villafranca una luna decisa sbuca per l'ennesima volta dalla leggera coltre di nubi che ben si è comportata durante la giornata, graziandoci da una pioggia temutissima e che avrebbe messo alla prova il terreno (una volta erba, ora spesso fango).
Sotto il palco dieci o dodicimila persone piuttosto educate e tranquille si apprestano a godersi quella che è LA chiusura dei Sigur Ròs e che non avrebbe senso cambiare.
Un pezzo atteso per dieci anni dal sottoscritto, che per un motivo o l'altro non aveva ancora potuto vedere la band islandese live e che parte, come previsto, per fortuna.

Ma prima di arrivare a questo momento, torniamo indietro.
Perchè alle 16.59 del mio cellulare, quei tre minuti prima di riuscire ad entrare dopo una bella fila, si odono le note degli Alt + J.

Che dovrebbero essere sconosciuti o quasi alla maggior parte del pubblico e invece vengono accolti più che bene, con molti applausi, qualche voce nel pubblico che racconta la storia del nome, forse addirittura diverse persone sembrano canticchiare i brani di An Awesome Wave, suonato giustamente quasi per intero con ottimi risultati.
I quattro inglesi superano insomma la prova live, nonostante la piena luce e il clima di festa in preparazione (ci si potrebbe immaginare molti ancora ad attaccare le decorazioni, se fosse Natale) e salutano con un'ottima Taro, chiusura del disco e del live, salutando con la speranza di un (più che probabile) ritorno per un tour esteso.

Passa un pò ed è il momento dei Deus. Che, è giusto essere onesti, non mi hanno mai fatto impazzire.
Così, già visti di spalla (o a fianco, perchè così era il Bands Apart) agli Interpol ad un Ferrara Sotto le Stelle di qualche anno fa, si decide per cogliere il momento per birra e piadina, compagni ufficiali dei Festival Italiani.
E forse è l'aria fresca, forse lo stare un pò seduti ma, per farla breve, la band belga sembra piuttosto in forma, molto più che a Ferrara.
La loro miscela musicale continua a non farmi impazzire ma la sensazione è che ci fosse parecchia energia e quindi, per quel che vale, bravi,dai.

Giudizio diverso per la Mark Lanegan Band.

Dritto al punto: scaletta troppo rude, un'oretta troppo fredda, in confronto specie poi al concerto di Bologna di qualche mese fa.
Che per carità, la voce è quella incredibile di sempre, il carisma anche nella posizione immobile pure, i compagni sul palco fanno il loro compito senza particolari problemi.
Però sembra mancare il cuore a questa esibizione e non è per i soli due thank you al pubblico di Lanegan, anzi, ma per una scaletta davvero improntata ai soli (o quasi) brani più energici dell'ultimo disco (con qualche ripescaggio dal passato).
Insomma, con un impianto e un pubblico del genere, una "Bleeding Muddy Water" ci sarebbe stata ben volentieri.

Non è invece, infine, il cuore a mancare ai Sigur Ròs.

Sono tutti o quasi qui per loro e se stupisce sempre il pubblico ormai (numericamente) mainstream conquistato dalla band, la dimensione live risponde per buona parte allo stupore.
E quindi diciamo alcuni anche se.
Anche se, è giusto dirlo, il concerto parte un pelo, non so come dire, contratto e sembra spiccare veramente da Ny Battery in poi, terzo brano in scaletta.
Anche se è mancata qualche suggestione visiva (la tenda in trasparenza di un precedente tour, il meraviglioso effetto visuale di Tornado del Jonsi solista a Ferrara).
Anche se la band stessa sembra disconoscere un pò l'ultimo disco, Valtari, di cui pure non si è scritto male su questo blog, suonando in gran parte brani da Agaetis Bjryun - ( ) - Takk.
Con questi anche se, rimane la sensazione di una grande band, di una voce, quella di Jonsi, fuori parametro (non è una voce, è uno strumento musicale) e non ha molto senso parlare dei singoli brani, se suoni una specie di greatest hits, da Hoppipolla a Svefn-G-Englar a Olsen Olsen, beh, va tutto bene.
E soprattutto, siamo di nuovo qui, se chiudi con Poppagiò, una delle più stupefacenti prove musicali dell'ultimo decennio (o di sempre, libera scelta) con il suo lento incedere iniziale e poi quel cambio di ritmo, la batteria che pulsa prima pesante e poi in lento, infinito crescere, con Jonsi a superarsi vocalmente e poi tutti insieme, in un turbine sonoro che avvolge Villafranca e le sue migliaia di persone, allora se chiudi così, non puoi che fare contenti tutto, dalla giovane ragazzina alle (diverse) persone sulla cinquantina e passa che abbiamo intravisto lungo la giornata.



Ultimi complimenti a Vivo (o Indipendente, come sarà sempre per me) per un bel festival, in una bella cornice, ben organizzato, con volumi alti come devono essere.
C'è spazio anche in questa nazione per musica e rispetto reciproco, il pubblico ha risposto bene, continuate a crederci.
Specie finchè esisteranno gruppi così magici.

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